CULTURA &TEMPO LIBERO

 
 
 
 
HOME DEL DOSSIER

I magnifici sette più uno

Interviste

Il Festival

Cronaca

I trailers

Foto e video

Marco Bellocchio: Ida Dalser, tra Antigone e Aida

di Boris Sollazzo

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
Marco Bellocchio (Marka)

È il regista italiano che si è più messo in discussione, personalmente e professionalmente, un maestro che non si è mai seduto sulla sua arte ma ha cercato continuamente di indagare se stesso e il mondo per dire e mostrare qualcosa di originale e profondo. Con film diversi fra loro, dai capolavori come I pugni in tasca o L'ora di religione a film discontinui ma potenti come Il regista di matrimoni. E, solo per citare qualche titolo, Nel nome del padre, Sbatti il mostro in prima pagina, Matti da slegare, Marcia trionfale, Diavolo in corpo e decenni dopo, Buongiorno, notte, quasi a voler chiudere un percorso civile, che si contrappone a quello più incompreso (e forse incomprensibile) del filone psicanalitico (La condanna, Il sogno della farfalla). Non basterebbe un libro e un mese per analizzarlo in tutto il suo talento. E così ci limitiamo, per ora, a chiedergli del suo ennesimo successo: Vincere va a Cannes, unico italiano in concorso. Nel film racconta la tragedia di Ida Dalser (presunta prima moglie di Mussolini, madre del loro primogenito "segreto", Benito Albino), storia d'amore e di follia, individuale e di regime. Che arriva con grottesco tempismo a Cannes (il 19 maggio) e soprattutto nell'Italia (in sala dal 22) squassata dall'ultima telenovela a media unificati. Davanti alla sua macchina da presa una coppia straordinaria: Filippo Timi (nel doppio ruolo di Mussolini giovane e del figlio confinato in istituto) e una vibrante Giovanna Mezzogiorno.

Torna a Cannes in competizione dopo un po' di tempo
In Costa Azzurra ero venuto due anni fa in giuria e prima con Il regista di matrimoni al Certain Regard. È vero, in concorso non c'ero da L'ora di religione. Buon segno, è passato del tempo ma siamo ancora qua.

Questo Festival dà sempre qualcosa in più
Sì, ma non per l'aspetto promozionale o pubblicitario, ma per le persone che lo vedono, per il contesto. Anche perché io mi sono sempre preoccupato di altro, non dico dell'eternità, ma di voler andare oltre al fatto che pellicola possa essere alla moda, quello non m'è mai interessato. Capita spesso, infatti, che i miei film siano stati fortemente rivalutati dopo. Certo che far bene in una competizione come questa, può renderti la vita più facile per le opere successive.

C'è ancora più orgoglio pensando che entra nel cartellone più illustre, forse, degli ultimi 20 anni?
Non voglio peccare di falsa modestia, e non so quali e quanti film siano stati visti dai selezionatori. Direttore e selezionatori fanno ragionamenti complessivi, per cui se hanno scelto Vincere, erano convinti che così il Festival acquisisse maggiore interesse. E poi il film è finito, il suo destino ormai è legato solo marginalmente a me, è affidato a chi lo guarderà. Io ho semplicemente cercato di fare il film migliore possibile.

Lei non conosceva la storia di Ida Dalser
La appresi da un paginone di "Repubblica", e la volli approfondire subito, mi sembrava che ci fosse un pieno di tematiche drammatiche, melodrammatiche e originali, persino per il fascismo. Una donna e suo figlio confinati in manicomio, una storia d'amore estrema. Il melodramma è sì morto, ma rimane una forma d'arte straordinaria, anche se io l'ho attaccato in passato. La Dalser ricorda non solo figure da tragedia greca, come Antigone o Medea, ma anche eroine come Aida, Tosca, Lucia di Lammermoor.

E il film come affronta questa storia?
In tre atti. La passione e la relazione privata ma anche politica, lei vendette tutto per sostenere l'Idea di quell'uomo che la folgorò (Mussolini era ancora direttore dell'Avanti, socialista e antimonarchico -ndr). Poi lo scontro pubblico, di potere, per ottenere la sua giustizia. Infine il manicomio, metodo non ortodosso persino per i fascisti: gli oppositori spesso vi si rinchiudevano volontariamente per sfuggire al regime.

Importante la scelta degli attori
Filippo Timi, intanto, ha una grande somiglianza col giovane Mussolini, che noi conosciamo poco, anche visivamente. Non abbiamo comunque cercato la somiglianza fisica esasperata, ma una sorta di continuità con la figura che ci è familiare, in quel giovane politico si doveva già intuire il dittatore di Piazza Venezia. E credo che lui (curiosità: Timi ha fatto nello stesso giorno il provino per fare Mussolini con Bellocchio e per il ruolo del padre nazista in Come dio comanda di Salvatores- ndr) abbia saputo racchiudere in sè tutto questo. Così come in Ida Dalser c'è una caparbietà, una durezza, un non essere mai vinta al limite, quasi, dell'indisponenza. Deve opporsi, combattere, reagire fino alla morte e credo che Giovanna Mezzogiorno l'abbia sentita molto questa donna. Dando così, a mio parere, una prova eccellente.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-